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Avenida Federico García Lorca, 18

  • Immagine del redattore: starwells
    starwells
  • 20 apr 2020
  • Tempo di lettura: 6 min

E’ da un po’ che non scrivo delle mie avventure, forse perché da quando è scattata l’emergenza Coronavirus, mi sembra che non ci siano state molte cose interessanti da raccontare… Ma la scorsa settimana ha segnato una nuova tappa nella mia avventura qui ad Amería. Finalmente sono riuscita a trasferirmi in un appartamento in affitto, tutto per me.

Trovarlo prima, ed arrivarci poi, non è stato facile.

Erano i primi di Marzo, e in Italia era appena stata proclamata la quarantena. Qui eravamo consapevoli che sarebbe successo a breve e il clima era teso. L’idea di rimanere costretta in casa, senza avere nessuna certezza per il futuro, mi creava non poca ansia. Ricordo che era così che mi sentivo quel lunedì mattina quando ricevetti un messaggio dal vescovo del rione di Almería, nel quale mi chiedeva come stesse andando con la ricerca del lavoro. Dopo avergli espresso i miei sentimenti di sconforto, lui mi fece subito avere, tra le altre cose, il numero di una sua amica agente immobiliare.

Le ho scritto il giorno stesso. Questa signora, una sudamericana gentile e piuttosto sbrigativa, mi ha fatto la prima proposta meno di 24 ore dopo: un bilocale forse un po’ antiquato ma nel pieno centro della città, sulla Rambla, a pochi passi dal porto, in una delle vie più incantevoli di Almería. Una breve visita sul posto, due veloci contrattazioni sul prezzo, il pagamento della caparra. E l’appartamento era confermato. Ma per poterci andare ad abitare, ci è voluto un altro mese.


La quarantena è scattata e far arrivare le mie cose dal Italia tramite corriere non è stato così facile come avevo immaginato in partenza. Ho trovato su internet una ditta di traslochi che dalla Toscana e ad un prezzo accettabile, si è presa carico di ritirare i due bancali di scatole con i miei effetti personali presso il magazzino del mio vecchio posto di lavoro, e di farmeli arrivare in Spagna. La merce ha viaggiato su un camion frigorifero a temperatura di -5 gradi, assieme ad altri carichi di generi alimentari, passando attraverso la Francia.

Ho affittato la nuova casa dal 1 di Aprile 2020 ma il bancale è arrivato solo mercoledì 15 Aprile. Nel frattempo, ho continuato ad abitare nel appartamento di Airbnb assieme a Maurice e gli ultimi giorni non sono stati facili. Questo momento è una montagna russa di emozioni, in cui ogni cosa che succede, ha un effetto amplificato dalla quarantena. Un giorno “buono” è spesso seguito da un giorno “cattivo” e viceversa, ma spesso senza un senso preciso. E’ passato un mese ma ancora sento di non avere imparato a conviverci. Però ci sto provando.

Lunedì scorso finalmente mi hanno confermato l’arrivo delle mie cose per il mercoledì successivo. Così ho avuto il tempo di prepararmi a ricevere il tutto e a traslocare le poche cose che avevo con me. Il giorno del trasloco è stato a dir poco rocambolesco.


Non avevo idea dell’orario in cui avrebbero effettuato la consegna così, già verso le nove e mezzo del mattino, mi trovavo nel appartamento. La camera e il soggiorno sono davvero molto confortevoli. Ci sono dei bei mobili in legno di color ciliegio. I muri della camera da letto sono dipinti di un bel lilla intenso e dal balcone si gode di una vista piacevole e rilassante sulla Rambla. I filari di palme mosse dal vento, il mare sul lato sinistro e le montagne sul lato destro. La fontana con il rumore dolce dello scrosciare dell’acqua proprio di fronte. Sotto di me, al piano terra, c’è un Burger King. Immagino che d’estate debba esserci una bella confusione sulla strada...ma ora è tutto tremendamente tranquillo.

Aspettando l’arrivo del corriere ho avuto il tempo di sistemare i primi vestiti nei cassetti, di andare a fare la spesa e di iniziare a pulire i ripiani e gli armadietti. Soprattutto quelli della cucina. Ehhh la cucina è il punto dolente. Piccola, vecchia, incassata in un angolino senza finestre, con uno strano odore. L’armadietto sotto il lavello è rotto, e ogni volta che viene aperto, piccole schegge di legno cadono e sporcano l’interno del ripiano. Non c’è una luce sopra i fornelli, e alcuni vecchi cavi sono stati attaccati alla bel è meglio e per finire, nei mobiletti ci sono ancora alcuni piatti, tazze e altri oggetti non del tutto puliti (che ho fatto sparire). Io in queste cose sono diventata molto pignola.

Intorno alle 17:30 finalmente è arrivato il corriere. Scendo e un signore molto frettolosamente scarica un pallet massiccio di misure 80x120 cm, alto circa 2 metri. E’ troppo alto per passare dal ingresso dell’edificio, così lo accosta semplicemente allo scalino di fianco alla porta, mi fa firmare i documenti e se ne va, veloce come era arrivato. Rimango io, un bancale gigantesco rinforzato da pannelli di legno inchiodati l’uno al altro, rivestiti con due pesanti tappeti persiani attaccati con grosse graffette metalliche, e il tutto ricoperto da uno strato di nylon e nastro adesivo. Io ho un piccolo taglierino e un set di cacciaviti che mi ha prestato Miguel. Guardo la massiccia creatura e mi sento McGyver.

Di certo comunque non mi faccio scoraggiare. Inizio a togliere il nylon e infilo tutto ciò che sarà da buttare in grossi sacchetti per l’immondizia che mi sono procurata. Scopro i pannelli di legno e inizio con il cacciavite a stella, a svitare le viti. Dopo una decina di minuti tolgo il primo pesante pannello e scopro l’interno del bancale: ci sono le mie cose come le avevo personalmente inscatolate. L’asse da stiro avvolta nel nylon, la scatola della TV 42 pollici, i materassini da yoga. E poi una scatola dopo l’altra inizio a tirarle fuori e ad ammucchiarle di fianco al ascensore. Faccio un paio di giri e mi sento carica. C’è qualcuno ogni tanto che passa per la strada camminando. Mi guardano a malapena. Tranquilli non mi serve il vostro aiuto, ce la faccio anche da sola!

Ma il bello deve ancora venire! Al secondo giro tutta presa dalla mia avventura, chiudo la porta e mentre scendo di corsa le scale me ne rendo conto: ho lasciato le chiavi in casa!!

Tra le risate isteriche, per fortuna ho con me il cellulare e posso mandare un messaggio al proprietario della casa (che non ho mai incontrato di persona) e gli spiego l’accaduto. Mentre aspetto con ansia una risposta, smanetto con il cacciavite per smontare la struttura protettiva del bancale, da dove escono anche molti pannelli di polistirolo e quattro grandi cuscini da divano, più trucioli di legno e quadratoni di gommapiuma. Dopo 20 minuti buoni il proprietario mi risponde. Lui è fuori città, ma suo figlio verrà ad aprirmi con le chiavi di riserva il prima possibile.


Tiro un bel respiro di sollievo. Che figuraccia. Nel frattempo ho quasi completato tutto il lavoro e riempito almeno cinque grandi sacchi di spazzatura. Mi sento stranamente soddisfatta. Ad un certo punto dopo quasi un’altra mezzora, arriva Alvaro il figlio del proprietario che avevo già conosciuto velocemente alla firma del contratto. Guarda tutto il lavoro fatto e ne rimane stupito...non può fare altro che darmi una mano a portare i rimasugli del bancale ai cassonetti della spazzatura poco distanti e insieme portiamo in casa le ultime scatole che restavano indietro.

Sapete qual è però la cosa più bella? Chiacchierando mi chiede se attualmente stia lavorando e gli rispondo di no. Mi dice che lui e suo padre gestiscono due gelaterie artigianali sul Paseo Maritimo di Almería e mi dice che gli piacerebbe moltissimo avere una ragazza italiana nella sua gelateria italiana. Beh ma è fantastico!! Se non fosse che a causa di questo virus tutte le attività commerciali di questo tipo rimangono chiuse fino a data da destinarsi… In ogni caso rimaniamo d’accordo di sentirci non appena ci saranno delle novità a riguardo e io non potrei essere più contenta. Al momento non ho urgenza di lavorare. L’appartamento in cui abito è pagato per sei mesi, quindi posso aspettare e in ogni caso adesso è tutto fermo, anche la ricerca di un lavoro.

Forse lasciare le chiavi dentro casa era una cosa che doveva succedere per portarmi a questo. Ammetto che l’idea di un lavoro come questo mi affascina molto. Senza contare che in un modo o nel altro potrei anche tentare di sfruttare le mie capacità di “pasticcera” e naturalmente di “cantante da piano bar”! In ogni caso per ora bisogna aspettare e dedicarsi alla sistemazione della nuova casa.


A questo però, magari dedicherò un nuovo post successivamente.

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