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Un incarico importante

Per cominciare il nuovo anno, mi piacerebbe raccontare di uno degli obiettivi che sono riuscita a raggiungere nel 2023 e di tutte le cose che ho imparato nel percorso.


Sono già più di due anni che in chiesa, nel rione di Almeria, ho l’incarico di presidentessa della musica del rione. In principio i miei compiti principali, sono quelli di scegliere gli inni alla riunione sacramentale e dirigere la musica. Ma ci sarebbe ben più di questo. Lo scopo di questo incarico è quello di utilizzare la musica e il suo incredibile potere per benedire la vita dei membri.


La maggior parte di loro, pensa che questo sia un compito di minore importanza. Per molto tempo io stessa mi sono limitata a dirigere alle riunioni domenicali e fine. Senza contare che a differenza del rione di Verona, dove oltre ad essere cresciuta in una famiglia canterina, sono stata abituata a cori, spettacoli, numeri musicali sia di musica sacra che di musica leggera e ad aver fatto tantissime altre esperienze con la musica che non sarei neanche capace di contare, qui ad Almeria, il rione non ha nessuna tradizione musicale. Ci sono dei membri che hanno veri talenti: sanno cantare, suonano strumenti, frequentano il conservatorio o si esibiscono al di fuori delle attività della chiesa, ma per quanto riguarda le riunioni o il resto delle attività, la componente musicale è davvero scarsa.


La cosa più ovvia di cui si nota la mancanza, è un coro.

Sono tre anni che mi chiedono di partecipare, personalmente e anche con i membri del rione, al coro del palo che si esibisce regolarmente due volte l’anno in occasione delle conferenze di palo. E ancora non ci sono riuscita. Da quando sono arrivata qui nel 2020 ho provato più di una volta, su richiesta del vescovato, ad organizzare un coro, ma i tentativi non erano mai andati a buon fine e a dire la verità sono arrivata quasi al punto di gettare la spugna.


Poi un giorno mi sono detta che anche se era difficile non potevo rinunciare. Io so, ho vissuto sulla mia pelle e ho una grande testimonianza in merito al potere della musica nella vita spirituale di una persona, per cui sono andata avanti.


Ciò che ha fatto la differenza è stato incontrare un piccolo gruppo di persone che ha deciso di non abbandonarmi nel tentativo di raggiungere quest’obiettivo e che ci sta credendo insieme a me. A cominciare dalla mia amica Kathy e da un paio di uomini e donne che hanno loro stessi una testimonianza dell’importanza e della bellezza di far parte di un coro di rione.


L’esperienza “CORO 2.0” è iniziata più o meno l’estate scorsa. Ho scelto un inno facile e d’effetto e ho radunato alcune persone . Abbiamo approfittato di un cambio nell’orario delle riunioni domenicali per prendere la decisione e l’impegno di ritrovarci ogni domenica 30/40 minuti prima per fare le prove. Non sto parlando di un orario impossibile, parlo delle 10.30 della mattina, ma dovreste venire qui per rendervi conto delle differenze negli usi e costumi dell’assolato sud della Spagna. Ci sono stati giorni in cui sono venute solo 2 persone o giorni in cui non è venuto nessuno e non abbiamo provato, giorni (molti purtroppo) in cui ci è toccato provare senza un pianista, ma da allora non ho mancato nemmeno una volta di impegnarmi ad andare a prescindere dalla partecipazione.


E’ probabilmente anche grazie al mio impegno ma soprattutto a un cambio di atteggiamento che sono riuscita ad ottenere alcuni importanti risultati. In primis quello di riuscire, a settembre 2023, a presentare il primo coro “Oh Dios de Israel” alla riunione sacramentale. Riuscire finalmente ad esibirci ha contribuito a darci un po di coraggio, a creare un gruppo più unito e a decidere per questo di continuare con le prove.


Mi piacerebbe poter dire che da questo punto in avanti le cose siano diventate più facili ma non è affatto così. Abbiamo continuato a riunirci per imparare gli inni per la conferenza di palo, ma a causa dei tempi stretti non siamo riusciti a farlo come avrei voluto. Mi sono inoltre imbattuta in un nuovo problema. Il coro del palo è un coro grande e già affiatato. E’ composto principalmente da membri provenienti dalle varie unità della città di Malaga, ed è lì che si riuniscono ogni settimana per le prove. Stiamo parlando di una città che si trova a poco più di 200 km da Almeria. E siccome sono anni che i membri del nostro rione non partecipano, probabilmente si sono anche un po’ dimenticati di noi. Io ne sono divenuta consapevole e ho capito di dover lottare perché anche il nostro diritto al potere della musica venga rispettato. Ma come faccio io, una persona insignificante, un’estranea in questa realtà, una che nessuno conosce, a dare una svolta a cose che sono così da anni e che nessuno è riuscito ancora a cambiare? Questa è la domanda che mi faccio ogni domenica mattina, quando mi sveglio e so di dover affrontare sempre gli stessi problemi andando alle prove del coro.


Ho avuto un’importante possibilità di riflettere quando il vescovo mi ha chiesto di fare un discorso alla riunione sacramentale per parlare della musica e per cercare di stimolare e incoraggiare i membri a partecipare. E’ stato uno dei discorsi più difficili che abbia mai preparato, ma anche quello che probabilmente mi ha dato più soddisfazione. Ci ho lavorato più di una settimana, scrivendolo, leggendolo, ripetendolo, parlando da sola davanti alla tastiera del computer fingendo di essere al pulpito. Ed è stata un’esperienza meravigliosa. Ho capito che non avrei mai potuto iniziare a cambiare le cose se non avessi avuto il coraggio di farmi coinvolgere nella vita del rione e farmi conoscere. Ho capito che fino ad allora mi ero tenuta in disparte. Per paura, per vergogna. Lo so è assurdo...io con la mia falsa modestia e il mio ego, ho avuto paura per tutto questo tempo di dire a tutti che in questo campo ho più esperienza e ne so più di loro. E ho nascosto i miei talenti. Per questo non avevano ancora dato nessun frutto.


E allora quel giorno ho raccontato chi sono e da dove vengo. Ho raccontato della mia famiglia e del nostro coro, ho raccontato dei musical che abbiamo fatto in chiesa, ho raccontato di tutte le volte in cui mi sono esibita, da sola e con i miei amici alle feste e a varie celebrazioni, ho raccontato dei cori nelle case di riposo, ho raccontato di quando ho partecipato al coro del palo di Verona alla recente dedicazione del tempio di Roma. Ho raccontato tutte queste cose ai membri che ancora non mi conoscevano, ma soprattutto ho raccontato tutto questo a me stessa e allora mi sono ricordata e ho capito. Che se il Signore mi dava questo incarico mi avrebbe dato anche i mezzi per adempierlo al meglio delle mie possibilità.


Allo stesso tempo ho capito qualcosa di me stessa. Fino ad ora, nonostante le innumerevoli occasioni in cui ho potuto condividere i miei talenti nella musica, lo facevo guidata da qualcun altro con più esperienza o chissà magari solo con più voglia di me. I miei genitori per esempio. Io sono stata magari una solista, un braccio destro, un aiuto prezioso per un progetto, ma non ero mai stata io la guida. Ora invece sono io che ho questo compito, reso più difficile dal doverlo fare in un posto dove non mi conoscono, non ci sono tradizioni, e dove non c’è mai stata la visione di creare attività musicali estese a tutti, piuttosto che solo ad un piccolo gruppo di individui con talento.



La stagione Natalizia mi ha dato un’ulteriore possibilità per creare un gruppo più unito. Abbiamo imparato tre inni, li abbiamo presentati alla sacramentale, abbiamo saputo affrontare vari problemi e mancanze in maniera creativa, ci siamo esibiti con un violino e abbiamo creato numeri ricchi di spirito. L’ultimo “Là nell’oriente lontano lontan” nella sua versione spagnola, alla conferenza di rione un paio di settimane fa, dopo esserci riuniti il sabato sera e averlo provato appena, nella speranza che ne uscisse qualcosa di decente. E non è stato solo buono, è stato incredibile. E ha lasciato di stucco la congregazione e i dirigenti che quel giorno presenziavano alla riunione sacramentale. Mi è stato detto dal presidente di Palo e da altri membri che nel rione di Almeria non si era mai visto un coro fatto così bene e lì ho capito che i nostri sforzi non erano stati vani.

Ora il rione sa che esistiamo e nuovi membri mi hanno chiesto di potersi aggiungere. Il palo sa che esistiamo e la direttrice del coro ci aiuterà programmando anche qualche prova in una cappella più vicina, per darci la possibilità di riunirci con gli altri e facilitare la partecipazione al coro del palo. E io so che ce la posso fare e che questo è probabilmente l’incarico più importante che abbia mai avuto.


Quella stessa domenica, dopo la conferenza, in video chiamata con i miei, ho raccontato e condiviso parte di questi miei sentimenti. Mio papà con il suo fare un po’ impettito mi ha detto che era orgoglioso e che quello era anche merito suo! L’ego dei Dal Pozzo non si smentisce mai! Eppure è così!


Oggi quest’esperienza mi sta facendo capire quanto sia grata per la mia famiglia e per le esperienze che ho fatto con la musica nella mia vita. Forse tutto questo mi ha preparato per questo momento, per questo incarico, per apportare un cambiamento nella mia vita e nella vita del rione di Almeria.


Ho sempre temuto che scrivere cose come queste potessero farmi sembrare una che si vanta. Certo, anche se fin ora ci sono stati solo dei piccoli progressi, mi sento molto orgogliosa, soprattutto per non aver ceduto. Ma questo non è affatto per vantarmi; ognuno di noi ha delle capacità, dei doni, una possibilità per fare la differenza nel suo piccolo. So di avere un talento ma ho capito che non è sufficiente. Non serve a nulla saper cantare in un coro se poi si rimane da soli in disparte. Non serve a niente avere esperienza se non si mettono le nostre conoscenze a servizio degli altri. E non serve a niente avere una testimonianza se poi abbiamo paura di condividerla.


Questo non significa che le cose saranno facili. So di vedere cose e possibilità dove gli altri vedono solo una rottura di scatole. Non è mai facile impegnarsi in qualcosa, dedicando del nostro tempo o anche solo dovendoci alzare mezz’ora prima la domenica mattina. Non è facile cambiare delle abitudini o delle idee preesistenti. Il lavoro da fare è ancora moltissimo e richiederà una ferma costanza, tantissima pazienza e una fede incrollabile. Non ho idea di quello che potrà riservare il 2024 al nostro piccolo coro appena nato, ma io so di aver fatto un po’ di strada in più.


Un giorno magari scriverò di più in merito alla musica ma intanto ci tenevo tantissimo a scrivere queste cose e a condividere alcuni miei sentimenti, in un ambito un po’ diverso dal solito. Sto uscendo pian piano dal mio guscio, ora devo solo resistere, non farmi scoraggiare e andare avanti.

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