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Quello che voglio

  • Immagine del redattore: starwells
    starwells
  • 11 ott 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

La nostra vita è fatta di cicli. Nasciamo, cresciamo, invecchiamo, moriamo. Cerchiamo, studiamo, mettiamo in pratica, impariamo. Ci sentiamo tristi, poi felici, poi di nuovo tristi e poi di nuovo felici. Tutto è fatto di cicli.

Io in questi giorni sono in una fase che ciclicamente torna a tormentarmi da quando ho memoria e lo fa con una domanda che insistentemente mi riecheggia nella mente: ma tu cosa vuoi?

Se ora Lucifer (spero che conosciate il telefilm) venisse da me ed esercitando il suo potere mi guardasse dritto negli occhi e mi chiedesse: Dimmi Ester, cos’è che vuoi? Magari mi darebbe una mano a risolvere i miei problemi perché non ho la più pallida idea di quello che risponderei!

Ma torniamo un attimo indietro. In questi giorni, oltre al lavoro nel ristorante, sto cercando di valutare quali altre possibilità ho per poter migliorare la mia condizione economica. I miei dubbi partono sempre quando inizio a chiedermi quale lavoro vorrei fare perché davvero ho avuto sempre molte difficoltà in proposito. A questo punto dentro di me esplodono altri mille pensieri, alcuni sensati, altri causati più che altro dalla mia emotività e quindi magari anche poco realistici. Per esempio: <<Quale lavoro potrei trovare? Mi piacerebbe poter fare delle torte ma non guadagnerei mai abbastanza e non ho le attrezzature per farlo. Sono troppo fifona per andare in giro a chiedere o a offrirmi di lavorare e quindi me ne sto qui a scervellarmi senza trovare una soluzione. Perché tutti quelli che vedo sui social diventano famosi, sono ricchi, fanno quello che amano e sono felici? Perché io invece non ci riesco? Ma io cosa voglio fare? Cosa penseranno tutti se dopo quasi due anni che mi sono trasferita qui vedranno che non ho ancora combinato niente? Forse sono un’incapace. Forse ho sbagliato tutto. La verità è che nessuno mi capisce, nessuno mi ascolta davvero e io non sono capace di spiegarlo e mi sento impotente. Nemmeno la mia famiglia mi capisce, non mi sento sostenuta, mi sento sola...ma io non ho bisogno di nessuno e ce la posso fare. Devo solo avere fede e tutto andrà bene.>>

Ecco, vi ho fatto fare un onesto giro in uno dei cicli preferiti del mio cervello. Riguarda l’ambito lavorativo, ma ce ne sono molti altri. Lo so che è normale e forse metterlo nero su bianco mi aiuterà a sfatare il mito che succeda solo a me. La vita perfetta da social network non esiste, siamo tutti qui e facciamo del nostro meglio per vivere, affrontare la vita e provare gioia in essa.


La cosa più difficile forse è riuscire ad essere sinceri con noi stessi. Se c’è una cosa che questo viaggio mi sta insegnando è che nella vita ci costruiamo molte maschere ed erigiamo molti muri. Ci ripariamo dietro mille difese per paura di dover cambiare, di ammettere di sbagliare o di affrontare le nostre paure. Ci convinciamo di sapere quello che vogliamo e che questa sia la cosa più giusta per noi e da lì poi difficilmente riusciamo a muoverci. O per lo meno in molte cose io sono così. Chiediamo a Dio di indicarci la via, ma siamo poi disposti a percorrerla?

Queste sono solo delle mie riflessioni fatte a voce alta che avevo bisogno di condividere. Sono sempre più convinta che quella di trasferirmi qui e di cambiare vita sia stata la scelta giusta per me. Questo vuoto che ora devo riempire mi costringe a rivedere tutti i miei parametri e le mie priorità. A ricostruire me stessa in maniera più sincera e a riconoscere quello che ho sbagliato in molte delle mie relazioni più importanti. Mi dà la possibilità di imparare e di crescere. Di rompere forse qualche ciclo di quelli che sistematicamente mi tormentano per costruirne di nuovi.


Che poi alla fine quello che voglio io è un po’ quello che vogliono tutti. Essere amata, essere ascoltata, sentirmi capita. Essere importante per qualcuno, essere apprezzata, sentirmi realizzata. Essere felice. Le risposte alla domanda “cosa voglio?” cambiano continuamente nel corso della nostra vita, forse l’importante è solo non smettere di chiederselo.

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