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Settimana Santa: tra fede e tradizione

Era da moltissimo tempo che aspettavo questa occasione. Quella di poter scrivere in merito a una delle più belle e importanti tradizioni dell’Andalusia: la Settimana Santa. Finalmente dopo due anni di blocco a causa della pandemia, da quest’anno la festa e le processioni religiose sono ritornate sulle principali strade di paesini e città e nonostante la mole di lavoro di questa settimana nel ristorante, ho avuto l’opportunità di ritagliarmi del tempo per vivere l’atmosfera di questa festa, tra fede e tradizione, tra credo religioso e cultura.

La “Semana Santa” è la celebrazione cristiana della passione, della morte e della resurrezione di Gesù Cristo che inizia con la Domenica delle Palme e culmina con la Pasqua. In Spagna e soprattutto in Andalusia è particolarmente sentita, tanto da essere dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’umanità ed evento di interesse turistico nazionale e internazionale.

Due anni fa ero da poco arrivata ad Almeria e tutte le processioni vennero cancellate a causa del COVID, ma scrissi lo stesso un articolo introduttivo grazie anche alla collaborazione del mio amico Enrico Guidi. Quest’anno invece l’ho vissuta in prima persona, per questo cercherò di condividere le cose più curiose che ho imparato assieme alle mie emozioni.


Riassumendo molto brevemente, in Andalusia le processioni della “Semana Santa” cominciano il venerdì che precede la Domenica delle Palme e culminano la notte tra il giovedì e il venerdì successivi con la “Madrugá” in commemorazione della morte di Cristo. Non solo le grandi città hanno le loro processioni, ma anche i paesini più piccoli dove in ognuno si possono trovare storie e tradizioni particolari differenti. E’ anche questo che rende questa festa così interessante.

Ogni processione si svolge con un percorso obbligatorio ben definito chiamato “Carrera Oficial”. Durante questi eventi sfilano ogni giorno differenti gruppi o associazioni cristiane chiamate “Hermandades”, ciascuna delle quali ha sede in un diverso circolo parrocchiale. Da questi diversi punti della città escono i “Pasos” chiamati anche troni. Gigantesche immagini di Cristo, della Vergine o di altri personaggi relazionati appunto con la passione, che sono trasportate dai “Costaleros” che generalmente sono uomini e ragazzi ma che sempre più spesso vedono unirsi anche delle donne. Esistono infatti anche gruppi interamente femminili. Le processioni che accompagnano i "Pasos" sono composte da varie figure: “Nazarenos”, “Penitentes”, “Dolorosas” e molto spesso anche da autorità locali sia religiose che politiche. Il percorso inizia dalla parrocchia di appartenenza, prosegue lungo la “Carrera Oficial” verso la Catterdrale per poi rientrare in sede. Esistono per questo percorsi più o meno lunghi, durante i quali la gente si aggrega in gran numero per assistere in segno di fede, o anche solo per curiosità.

Le processioni più importanti di solito sono il giorno della Domenica delle Palme e appunto in occasione della "Madrugá". La scorsa settimana ho potuto assistere all’uscita del trono nel giorno del Lunedì Santo dalla parrocchia del mio quartiere, proprio poco dopo essere uscita dal lavoro. Non l’avevo programmato, ma quando ho capito che mi si stava presentando questa grande opportunità, ne ho approfittato per trovare un posto tra la gente con una buona visibilità anche se ho dovuto aspettare in piedi circa 45 minuti. Credo fosse il primo grande assembramento a cui assistevo dai tempi pre-pandemia ed è stato emozionante.

La cosa che mi ha colpito di più è stato rendermi conto che la maggior parte della processione era formata da giovani uomini e giovani donne adolescenti o poco più e anche da molti bambini. Mamme e papà orgogliosi li accompagnavano e li seguivano scattando foto. Poi finalmente è uscito il Paso con una figura del Cristo che trasportava una croce. Normalmente una processione prosegue a ritmo lento con varie pause tra un tratto di strada e l’altro per permettere ai "Costaleros" di riposarsi o di riorganizzarsi. Ogni volta che risollevano il Paso, effettuano una “Levantá” e l'emozione è palpabile.


L’”Hermano Mayor”, ovvero il confratello che guida i movimenti dei "Costaleros", dà un grido di incoraggiamento che spesso è anche una preghiera o una dedica e poi batte sul trono in modo che coloro che reggono il Paso possano coordinarsi e muovendosi all’unisono lo facciano sollevare. Il loro grande sforzo è sempre accompagnato dall’applauso e da un’ovazione generale. Inoltre ad ogni processione è generalmente presente una banda e grazie alla musica l’emozione diventa davvero grandissima. Questo l’ho sperimentato la sera quando uscendo dal secondo turno di lavoro ho re-incontrato la stessa processione che rientrava nella chiesa. Questa volta ho seguito il Paso della Vergine, una bellissima figura della Madonna vestita con un elegante mantello rosso e circondata da candele e da fiori bianchi. Impossibile non restarne affascinati. Una ragazza di fianco a me si è avvicinata al trono per toccarlo commossa. Io personalmente non credo in questo tipo di manifestazione di fede, ma mi commuove vederlo nelle altre persone e lo rispetto. La musica della banda rendeva tutto particolarmente intenso e nonostante la stanchezza e il vento freddo di quella sera mi sono fermata a guardare fino a quando il Paso non è rientrato nella chiesa.

Nei giorni successivi ho dovuto lavorare molto, per questo ho atteso fino al venerdì per poter uscire di nuovo, questa volta in maniera programmata. Mi sono infatti informata sulle processioni del giorno per decidere in che punto e quando andare a vederle. Ho scoperto inoltre che la mattina le chiese restano aperte al pubblico di modo che i fedeli abbiano l’occasione di visitarle e rendere omaggio al Cristo, alla Vergine o al Santo e per poter ammirare le figure dei troni da vicino. Così approfittandone per fare una passeggiata quella mattina ho visitato le Chiese di San Pietro Apostolo e di San Giacomo con una breve sosta anche al convento di San Sebastiano. I troni sono davvero giganteschi e adornati riccamente. Ho scattato qualche foto un po’ di nascosto e sono rimasta ad ammirare non solo le immagini ma anche le chiese, scoprendo allo stesso tempo nuovi angoli della città.

Nel pomeriggio invece sono uscita all’ora prestabilita e mi sono recata sul Paseo, al centro della “Carrera Oficial”. Mi sono unita alla folla e ho atteso assieme a loro l’arrivo della processione. In questi giorni che seguono la notte della "Madrugà" in verità le processioni sono meno frequenti e meno sfarzose e anche più “silenziose” nel senso che c’è poca musica, dato che il venerdì e il sabato si ricordano i giorni della morte di Cristo in cui si è in attesa della sua resurrezione. Non per questo però l’emozione è minore. Aleggiano tra la folla un senso di rispetto, di fede e di spiritualità. Mentre aspettiamo in molti sgranocchiano le “pipas”, ovvero i semi di zucca che capisco stanno un po’ alla settimana santa come i pop-corn stanno al cinema. Ci sono molti anziani, ma anche tanti giovani e molte famiglie. Dall’altra parte della strada un giovane Nazareno passando distribuisce dei santini con un immagine di Gesù e alcuni bambini in prima fila fanno a gara per prenderne uno. In un momento di pausa uno dei più piccoli lo guarda e lo bacia. La mamma dietro di lui sorride divertita e compiaciuta, e quella tenera immagine a me resta molto impressa.

Il Paso de “Nuesta Señora de los Dolores” si ferma di fronte a me. Una signora vestita normalmente in pantaloni e maglia chiara si posiziona di fronte al trono e la folla rimane in silenzio. La donna inizia a cantare una “Saeta” dedicandola alla Madonna. Era il mio sogno poter assistere a uno di questi canti dal vivo. Nelle processioni più importanti vengono eseguiti da cantori professionisti locali ma anche da cantanti famosi di origine Andalusa. Questi canti o preghiere hanno origine dal flamenco e si chiamano così dalla parola latina che significa “Freccia”. La Saeta infatti è una preghiera cantata il cui scopo è arrivare dritta al Santo ma anche dritta al cuore di coloro che la ascoltano.

Infine cammino verso la Cattedrale dove la stessa processione e una successiva, arriveranno per entrare nella chiesa e in seguito uscirne per rientrare alla loro casa di appartenenza. Ci sono dei corridoi allestiti con sedie e circondati da delle balaustre bordate di tessuto rosso. I posti sono liberi così ne approfitto per sedermi in mezzo alla gente e aspettare. Da questo punto, proprio vicino alla porta della Cattedrale assisto ad un’ulteriore fase della processione, accompagnata anche dal Vescovo e dal Sindaco della città, nella magnifica cornice della piazza, con le sue alte palme e il tramonto che lascia piano piano spazio a una luna che è quasi piena. Il freddo e la stanchezza iniziano a farsi sentire così decido di rientrare a casa.

La linea tra fede e tradizione rispetto a questa festa è molto sottile. Ma a prescindere dal credo o dal livello di spiritualità di una persona che vi partecipa, questo è un evento che unisce. Non è solo l’espressione di una fede religiosa ma è anche una tradizione radicata nella cultura di questo paese ed è qualcosa che lo rende unico e per questo a mio avviso va preservato, rispettato e compreso. Per essere così diverso da quello che siamo abituati a vedere noi in Italia, soprattutto al Nord, bisognerebbe cercare di vivere questo evento senza giudicarlo dalle apparenze, ma cercando invece di calarsi nella cultura delle persone che lo celebrano.

Per questo stesso motivo, mi è stato molto utile nel tempo libero durante la settimana, seguire documentari e dirette con vari punti dell’Andalusia attraverso la televisione locale. Canal Sur nello specifico, ha creato un vero e proprio palinsesto dedicato, dal quale ho potuto apprendere molte cose curiose. Come per esempio che dietro ad ogni dettaglio delle immagini sacre che sfilano ci sono sempre dei simboli e che dietro alla loro costruzione ci sono ore di lavoro appassionato da parte di artisti di ogni specie. O come i fratelli e le sorelle delle "Hermandades", dedichino molto del loro tempo alla preparazione dell’evento durante tutto l’anno per gran parte della loro vita, tramandando queste tradizioni di padre in figlio. E ognuno di questi ha una sua personale storia da raccontare.

In una diretta un anziano signore viene intervistato dopo aver commosso la folla assistendo a una processione dalla finestra con accanto la foto della madre deceduta durante la pandemia. <<Lei era molto devota al “Jesús del Gran Poder” che l’ha aiutata negli ultimi giorni di vita a sentirsi meglio. Non ha potuto vedere questa ultima processione, per questo io la porto con me>> spiega alla giornalista. O un gruppo di teneri anziani di una casa di riposo che si ritrova in una cappella per rendere omaggio con fiori e letterine alla Vergine loro protettrice. O un gruppo di "Costaleros" che organizzano un grande evento con tanto di mapping sulla facciata di una chiesa, per commemorare la lunga carriera del loro "Hermano Mayor" che si è ufficialmente ritirato.

Ho ascoltato decine di storie interessanti in pochi giorni e sarebbe impossibile riportarle tutte, ma ciò su cui mi piacerebbe dare enfasi è appunto la bellissima atmosfera che si può respirare durante questa settimana se si decide di non essere troppo cinici a riguardo.

La celebrazione della "Semana Santa" infatti, si allontana molto da come io sono abituata a vivere la mia fede che, come sicuramente saprete, è Cristiana ma non Cattolica. Nonostante questo però ho potuto apprezzarne davvero lo spirito che nella situazione attuale in cui mi trovo, mi ha anche aiutato a vivere in maniera più serena questo periodo della Santa Pasqua.

Ci sono cose che vanno al di là del semplice credo religioso e questa festa sicuramente, per certi versi pittoresca, è una di quelle. Le persone si uniscono riversandosi sulle strade e celebrano insieme, ricordando le persone care e condividendo le loro speranze per il futuro. C’è chi si chiede se le generazioni future continueranno a credere e se saranno in grado di portare avanti queste belle tradizioni. Per quello che ho visto posso dire che ho molta speranza che sarà sicuramente così.

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