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Vélez-Blanco

  • Immagine del redattore: starwells
    starwells
  • 16 ago 2020
  • Tempo di lettura: 3 min

In questi giorni ad Almería le temperature sono molto alte, e il tasso di umidità sempre vicino all'80% costringe chi può a stare in casa con l’aria condizionata. Io che di solito non la sopporto, per alcuni giorni ho dovuto usarla persino di notte per riuscire a riposare. L’occasione di un soggiorno di qualche giorno lontano dalla città, in un paesino a 1000 metri di altezza, è arrivata come un vero toccasana anche per riprendermi da una situazione di salute non troppo positiva.

Vélez-Blanco è un piccolo pueblo all'estremo nord est della provincia di Almería, sul confine con la regione di Murcia. Per arrivarci è necessario avere una macchina che ho noleggiato per l’occasione e che sfrutterò per una settimana per fare qualche altra scampagnata. Il paesaggio è quello tipico: aride colline rossastre, vegetazione scarsa e cielo azzurrissimo. Man mano però che ci avviciniamo, iniziamo ad incontrare un’architettura differente rispetto a quella della città. Attraversiamo prima Vélez-Rubio e il paesaggio mi ricorda molto quello di casa, in Italia. Palme, cespugli e arbusti si mescolano con alberi più grandi e più verdi. Pini marittimi, cipressi, betulle, pioppi.

Seguendo una strada ripida e piena di curve entriamo finalmente nel piccolo pueblo di Vélez-Blanco. La vista è mozzafiato. Le stradine sono strette e quando si incontra un’altra auto giungere nel senso opposto, si fatica per riuscire a passare. Parcheggiamo infine vicino all'hotel e scendiamo per respirare l’aria pulita. La temperatura all'una del pomeriggio si aggira intorno ai 30 gradi, ma il sole è un po’ coperto e il vento è fresco. C’è un gran silenzio.

Nel pomeriggio facciamo una passeggiata. Abbarbicato in cima alla collina si trova il Castello de Los Fajardo visitabile gratuitamente, non molto grande ma con una struttura massiccia e imponente. Il suo punto forte è uno stupendo balcone che si affaccia sulla vallata e domina tutto il paese; il punto perfetto per delle foto ricordo. Peccato per le decorazioni non più presenti, perché attualmente conservate nel Metropolitan Museum of Art di New York.

Nonostante Vélez-Blanco sia conosciuto per il suo clima arido d’estate e molto freddo con neve d’inverno, la natura è qui più rigogliosa grazie alla preziosa presenza dell’acqua. In paese ci sono diverse fonti d’acqua fresca, dove la gente si reca per riempire bottiglie e bottiglioni e lo scrosciare di fiumiciattoli e ruscelli si può ascoltare in diversi punti del paese. All'ora della siesta, quando l’unica presenza umana è quella di qualche signore anziano seduto al tavolino di un bar, regna un silenzio a cui non ero più abituata. Il rumore delle foglie mosse dal vento, il frinire dei grilli, lo scrosciare dell’acqua. Chiudo gli occhi e mi sembra che il tempo si fermi.

Anche il cibo qui è molto buono. Carne o pesce di prima qualità, non come le tapas a cui siamo tanto abituati ad Almería, ma più come delle razioni sempre e comunque ad un prezzo moderato. Ho assaggiato piatti come il polpo, i calamari fritti, il salmorejo, il fideuá di pesce (una tipica zuppa con degli spaghetti corti), l’insalata murciana con pomodoro, olive, cipollotto fresco e tonno...solo per citarne alcuni. Il tutto sempre accompagnato da una birra analcolica alla spina meravigliosa!

Per concludere è importante citare che a un paio di chilometri dal centro del paese, si può visitare la “Cueva de los Letreros”, un sito archeologico in cui sono presenti dei geroglifici preistorici che si dice possano avere più di 6000 anni e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Tra i vari disegni è presente l'”Indalo” di cui avevo già parlato nel post su Mójacar, raffigurante una divinità che sostiene un arcobaleno e che è stato adottato come il simbolo di Almería. Ma qui a Vélez-Blanco, vedrete raffigurato quasi dappertutto il personaggio del “Brujo” ovvero uno sciamano. La figura di un uomo con le corna di un caprone con in una mano una falce e nell'altra un cuore. Personalmente ho trovato la sua presenza un po’ spiacevole alla vista in quanto più che alto mi ricordava un insetto. Ma ci si deve fare l’abitudine, in paese è raffigurato dappertutto, persino come adesivo su molte automobili.

Sono stati tre giorni vissuti ad un ritmo più lento e a stretto contatto con la natura. L’ultima mattina, seduta su una panchina del parco del convento di San Luis, all'ombra di molti alberi, ho passato un paio d’ore a disegnare e a meditare, respirando il profumo dei pini marittimi che tanto amo. L’estremo silenzio, la pace, la natura, sono gli elementi magici presenti in questo luogo. Talmente intensi e profondi che per un attimo mi hanno costretto a sentire tutti i vuoti della mia anima. Talvolta staccare, significa rendersi conto che qualcosa non va. Che si ha bisogno di un cambiamento. Questo è un luogo speciale se ci si vuole riconnettere e ritrovare.

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